S. Marco

S. Marco (Sestiere, Parrocchia, Piazza, Piazzetta, Canale di). Rustica in antico era la Piazza di S. Marco. Appellavasi Morso, forse perché il suo terreno era più tenace e duro del circostante, e Brolo perché era erbosa e cinta d’alberi. Vi scorreva per mezzo un canale detto Batario, sulle cui sponde si scorgevano, l’una in faccia all’altra, le due piccole chiese di S. Teodoro e di S. Geminiano, erette, come è fama, da Narsete, che avea vinto i Goti coll’aiuto dei veneti navigli. Dopo che fu trasportato da Alessandria a Venezia il corpo dell’Evangelista, Giustiniano Partecipazio gettò i fondamenti nell’828 della Basilica di S. Marco, riunendovi l’oratorio di S. Teodoro. Abbruciatasi però la nuova fabbrica nel 976, rialzolla il doge Pietro Orseolo I tosto dopo, continuolla nel 1043 Domenico Contarini, compilla nel 1071 Domenico Selvo, e finalmente Vitale Falier ne fece la solenne consecrazione nel 1094. Se ne ignorano gli architetti, ma lo stile che vi predomina è il greco-bizantino con qualche mescolanza di arabo e di tedesco. Questa chiesa si mantenne sempre cappella ducale e con un primicerio che esercitava i diritti parrocchiali sul vicinato fino al 1807, in cui divenne cattedrale. Nel 1810 ebbe poi ampliato il suo circondario per la soppressione delle finitime parrocchie. ― Il Campanile incominciossi nell’888, o secondo altri, nel 911. Nei secoli successivi se ne continuarono i lavori, ricordandosi, fra i varii architetti che vi diedero mano, Nicolò Barattieri (an. 1180), ed un Montagnana (anno 1329). Un fulmine, caduto nel 1489, avendo arsa la cella delle campane, Bartolammeo Buono la ricostrusse dal 1510 al 1514, compresi l’attico, ed il pinacolo. Ai piedi del campanile, che in questi ultimi anni venne sbarazzato dalle botteghe di legname che v’erano addossate, sta la Loggetta, splendida opera del Sansovino (1540), destinata alla residenza di tre Procuratori di San Marco durante le sedute del Maggior Consiglio. Poco lungi ammiransi i tre pili di bronzo, fusi da Alessandro Leopardo nel 1505, i quali sostengono l’antenne donde sventolavano i vessilli della Repubblica.

Il Palazzo ducale vuolsi fondato da Angelo Partecipazio circa l’anno 814, rinnovato nel 977 dal doge Pietro Orseolo I, ed ampliato nel 1173 dal doge Sebastiano Ziani. Nel secolo XIV si prese a rifabbricarlo, ed il lavoro continuossi nell’epoche successive, dovendosi tener conto anche dei riattamenti, che ebbero luogo dopo altri incendi, avvenuti nel 1483, 1574 e 1577. Il Basegio, il Calendario, i Bon, il Rizzo, Pietro Lombardo, il Da Ponte, lo Scarpagnino, ed altri architetti impiegarono l’opera loro in questa mole grandiosa. Prossime al palazzo ducale, dalla parte del Molo, sono quelle due belle colonne di granito orientale, condotte a Venezia da una delle isole dell’Arcipelago, di cui diremo innanzi. Vedi Molo. ― Prima di parlare delle Procuratie, è da avvertire che il doge Sebastiano Ziani, eletto nel 1172, allargò la Piazza, interrando il rivo Batario, e demolendo la chiesa di S. Geminiano, la quale si rifece più addietro là dove, varii secoli dopo, risorse per opera del Sansovino, e rimase fino all’epoca dell’Italico Governo. Ciò fatto, volle lo Ziani cingere la Piazza medesima d’alcuni edifici formati a foggia di galleria, i quali, perché poscia destinati all’abitazione dei procuratori di S. Marco, si dissero Procuratie. Questi edifici, di stile italo-bizantino, ed in un piano soltanto, sono quelli che scorgonsi nel quadro di Gentile Bellini, dipinto nel 1496, rappresentante una processione in Piazza di S. Marco, nonché quelli che ci vengono raffigurati dalla Pianta di Venezia, incisa in legno nel 1500, ed attribuita ad Alberto Durero, quantunque fino dal 1496 (posteriormente però al compimento del quadro belliniano) vi si fosse praticato un taglio per erigere (credesi sul disegno di Pietro Lombardo) la torre dell’Orologio, compiuta nel 1499, foriero dell’altro taglio fattosi dippoi, per dar luogo alle due ali di fianco, disegnate, senza alcun dubbio, dallo stesso Lombardo, e compiute nel 1506. Avvenne frattanto che alcune case delle Procuratie, riguardanti verso mezzogiorno, venissero guaste dal fuoco, ed ecco la ragione per cui Antonio Grimani e Lorenzo Loredan, procuratori di S. Marco, ordinarono nel 1513 che le case tutte, volte a quella plaga, venissero atterrate, e ne commisero nel 1517 la rifabbrica a Guglielmo Bergamasco sotto la direzione di Bartolommeo Buono, proto delle Procuratie. Allora le Procuratie di cui parliamo si dissero Nuove, in confronto delle altre situate nel lato opposto della Piazza che conservavano l’originaria loro condizione. Ma presero il nome di Vecchie dopoché l’altre vennero compiutamente rifabbricate, lavoro che ebbe principio dallo Scamozzi nel 1584, e terminò nel successivo secolo, da architetti diversi, i quali tutti seguirono, con qualche alterazione, lo stile della Biblioteca, edificio annesso, incominciato dal Sansovino nel 1536 in seguito alla Zecca, da lui stesso eretta nel 1535. Caduta la Repubblica, le Procuratie Vecchie, che, per bisogni guerreschi, erano state vendute a privati, continuarono ad appartenervi, e le Nuove, compresa la Biblioteca, si convertirono in Palazzo Reale, che nel 1810 fu allungato dal cav. Soli di Vignola d’un’altra ala (la Nuova Fabbrica), atterrata a tale scopo la chiesa di S. Geminiano.

In Piazza di S. Marco si ferirono varii tornei, tra i quali meritano ricordanza quello offerto da Pietro Orseolo II all’imperatore Ottone nel 998; l’altro comandato da Lorenzo Celsi nel 1364 pel ricupero di Candia, al quale intervenne il Petrarca; il terzo pel matrimonio di Jacopo figlio del doge Foscari (1441); il quarto in occasione della pace col duca di Ferrara (1484). In questa piazza avevano luogo ancora molti spettacoli, come quelli del Giovedì Grasso e dell’Ascensione (Sensa), e nel 1782 vi si diede una bella caccia di tori per onorare i principi ereditari di Russia venuti, sotto il nome di conti del Nord, a visitare Venezia.

La Piazza di S. Marco venne ammattonata per la prima volta nel 1267, e quindi in altre epoche successive. Non fu però selciata, come ora si vede, in unione alla Piazzetta, se non nel secolo trascorso sul disegno di Andrea Tirali. Ricorda il Benigna ne’ suoi Diari ms. che s’incominciò il lavoro il 27 febbraio 1722 M. V. e venne compiuto soltanto il 29 luglio 1735.

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