Labia

Labia (Fondamenta) a S. Geremia. I Labia, originarii di Gerona nella Catalogna, passarono in Avignone, poscia a Firenze, e da ultimo a Venezia, ove nel 1646 vennero ascritti al patriziato nella persona d’un Giovanni Francesco, che offrì 100 mila ducati alla Repubblica per la guerra di Candia. Questi edificò l’altare dei Tre Magi in chiesa dei Tolentini, e fu probabilmente il fondatore anche del palazzo Labia a San Geremia, che credesi disegnato, nel prospetto sul Canal Grande, dal Cominelli, e, nel prospetto sul campo, dal Tremignon. Dalla moglie Leonora Antinori, gentildonna fiorentina, sposata nel 1614, ebbe G. Francesco varii figliuoli, fra i quali Carlo, morto nel 1701, meritò d’esser fatto arcivescovo di Corfù, e vescovo d’Adria. Fu nel palazzo di S. Geremia che vennero banchettati una fiata, con suppellettili d’oro, ben quaranta gentiluomini. E fu qui che il proprietario del palazzo dopo il pranzo gettò, come è tradizione popolare, esse suppellettili nel sottoposto canale, esclamando boriosamente: Le abia, o non le abia, sarò sempre Labia. Credesi però che si fosse in quell’occasione tirata una rete sotto il canale, e che apposite barche abbiano poco dopo pescata la preziosa mercatanzia, e riportatala a chi ne era padrone.

Altre strade di Venezia presero il nome da questa famiglia.

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