Gozzi

Gozzi (Rio del) ai Gesuiti. La famiglia Gozzi, nobile bergamasca, vanta fino dal 1445 un Pezolo, figlio di Bonizolo, che a proprie spese conservò sotto il veneto dominio Alzano dall’armi dei Milanesi. Essa venne a Venezia correndo il secolo XVI, e verso la metà del susseguente secolo XVII era già divisa in quattro colonnelli, domiciliato il primo a S. Sofia, il secondo a S. Cassiano, il terzo a S. Maria Mater Domini, ed il quarto ai SS. Apostoli. Quest’ultimo ebbe a capostipite nella nostra città un Gabriele, da cui nacque quell’Alberto, appellato dalla seda perché teneva un negozio di panni di seta in Calle dei Toscani a Rialto. Egli, con istrumento 31 maggio 1638, in atti d’Angelo Schietti N. V., comperò da Contarina Contarini, consorte Piero de Priuli q. Michiel, un palazzo posto in parrocchia dei SS. Apostoli, e precisamente ai Gesuiti, sul rivo che perciò si chiama del Gozzi (oggi detto anche dei Sartori). Questo è il palazzo di cui parla il Sansovino nella sua Venetia allorquando, dopo aver nominato il palazzo Zeno ai Gesuiti, aggiunge che di qua dal ponte si trova quello dei Contarini, già fatto dalla casa Dolce. Esso ha tuttora scolpita sulla muraglia di fianco l’arma dei Contarini. Alberto Gozzi nel 1546 venne ammesso al patriziato. Negli anni 1645-1646 fu uno dei benemeriti sovventori pell’erezione dell’eremo dei Camaldolesi nell’isola di San Clemente, e fabbricò pure un bell’altare in chiesa di S. Moisè. La linea patrizia dei Gozzi andò estinta nel 1698 in un altro Alberto, di lui nipote, il quale, con testamento 26 agosto di quell’anno, in atti Alessandro Bronzini, lasciò tutte le sue facoltà ai quattro ospitali degli Incurabili, Pietà, Mendicanti, ed Ospedaletto, nonché al monastero delle Convertite, prescrivendo che, vita durante, ne fosse usufruttuaria la moglie Andriana Donà. Essa però, ritiratasi in seguito fra le Cappuccine di Castello, rinunziò all’usufrutto, mediante convenzione 16 settembre 1725, in atti Carlo Gabrielli, ed ecco il palazzo porsi all’incanto, e venir comperato, come vedremo, dalla famiglia Sceriman. Vedi Seriman (Salizzada). In questo palazzo ebbe stanza per qualche tempo l’accademia degli Industriosi prima di trasportarsi in ca’ Morosini dal Giardino a S. Canciano.

A proposito del palazzo medesimo leggiamo nel codice 183, Classe VII della Marciana: 1676. Lunardo Loredan q. s. Fran.co q. s. Hier. q. s. Lun.o fu trovato morto in un battello al ponte de Ca’ Gozzi, alli Gesuiti, in notte scura e piovosa. Fu detto che, sorpreso da un accidente nell’ascendere il Ponte, cadesse a basso, e dando nella testa sul battello, si accoppasse, e fosse trovato semivivo, e portato a Ca’ Gozzi non mai potesse rinvenire. Altri dicono che, andando da una putta cantarina, che manteneva, li parenti honorati l’havessero gettato giù di quel ponte dopo havergli dato un colpo di bastone in la testa. Altri dicono che venisse da mano più alta, che desiderava, o haveva ottenuto l’avvicinarsi in quei contorni. Altri dissero opera delli Inquisitori di Stato, come lo scrisse il Lamelotto (cioè Amelot) nel suo Gouvernement de Venise. La putta si chiamava… Il Capellari Vivaro fa morto il suddetto Leonardo Loredan nel 1674 in età di 39 anni.

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