Corpus Domini

Corpus Domini (Campo, Fondamenta del). Lucia Tiepolo, abbadessa del convento dei SS. Filippo e Giacomo in Ammiana, comperato un fondo in questo estremo angolo della città, fabbricò nel 1366 una chiesa di tavole, sacra al Corpus Domini, aiutata in ciò dal mercatante di lana Francesco Rabia, il quale v’aggiunse alcune celle ad uso di convento. Lucia, vestito l’abito di S. Benedetto, con una compagna e due donne secolari, visse in questo ritiro per lo spazio di 28 anni. In seguito, col mezzo del beato Giovanni De Dominici, e le largizioni delle sorelle Elisabetta ed Andriola Tommasini, poté fondare una chiesa più ampia, ed un monastero di religiose Domenicane. La fabbrica incominciata nel 1393, in un anno ebbe compimento. Nei primordi del secolo XV tanto la chiesa, quanto il monastero del Corpus Domini, restarono mezzo distrutti, per cui nel 1427 Martino V concesse spirituali indulgenze a chi con elemosine concorresse a riattarli. Nel 1440 Fantino Dandolo, poscia vescovo di Padova, fatta demolire la vecchia, eresse una chiesa nuova, che nel 1444 fu consecrata da S. Lorenzo Giustiniani. Sino al 1534 stette il monastero sotto la direzione dei pp. Domenicani, ma da papa Clemente VII fu assoggettato immediatamente alla Sede Apostolica, e nel 1560 da Pio IV sottoposto ai patriarchi di Venezia. Nel 1810 i sacri edifici vennero secolarizzati, e più tardi distrutti.

Decretata da Urbano IV la festa del Corpus Domini nel 1264, adottolla la Repubblica pe’ suoi stati con terminazione 31 maggio 1295. Ordinò pure il 22 maggio 1407 che si dovesse fare in quel giorno una solenne processione per la Piazza di S. Marco, nella qual circostanza ciascun patrizio camminava appaiato ad un pellegrino, e più tardi ad uno dei poveri della città. Anche anticamente la processione sfilava protetta da una tenda, ad ogni palo della quale solevasi innalzare due candele accese. Nelle ore pomeridiane del giorno del Corpus Domini affollatissima ne era la chiesa di gente per assistere all’apertura del solenne ottavario, ed alla esposizione dell’Ostia consecrata, che a tal effetto la Confraternita del Sacramento, detta Scuola dei Nobili, trasferiva con pompa dalla parrocchiale di S. Geremia. Terminata la funzione, avea luogo sul Canal Grande uno di quei corsi di barche, appellati Freschi, perché in essi si gode l’aura fresca, solita nell’estiva stagione a spirare sull’imbrunire della sera. La processione in Piazza, ed in parte anche il fresco, conservaronsi fino a questi ultimi tempi.

Abitò nel monastero del Corpus Domini, guardata gelosamente a vista dai bracchi del governo, Zurla, o Carlotta, figliuola naturale di Giacomo re di Cipro. Essa dippoi venne condotta a Padova, ove, circa il 1480, morì, non si sa bene se di peste, o di veleno. Dispiacquero alla Repubblica i regii onori del funerale, e la corona, con cui la povera donna venne sepolta, dovette andar mutata in una ghirlanda d’erbe e di fiori.

Nei magazzini di legne delle monache del Corpus Domini avvenne, secondo il Sanudo, nella notte del 26 decembre 1511 un grave incendio a cagione d’un razzo gettato dall’opposta Fondamenta della Croce.

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