Celestia

Celestia (Campo, Rio della). La chiesa di S. Maria Celeste, od Assunta in cielo, detta poi corrottamente della Celestia, incominciossi nel 1199 per opera dei Celsi. Nel 1237 venne consegnata ad alcune monache dell’ordine Cistercense, venute da Piacenza, che la compirono, e v’innalzarono accanto un convento. Queste monache vivevano sotto la direzione degli abati Cistercensi di Piacenza, detti della Colomba, ma il cattivo costume non tardò a menare grandissimi guasti fra le medesime. Dalle Raspe siamo accertati che nei secoli XIV e XV parecchie di esse non solo accoglievano gli amanti nel proprio chiostro, ma si ritrovavano con loro nella villa di S. Elena in quel di Trevigi, oppure in qualche luogo del Padovano, ove explebant lasciviam et sacrilegia. Forse ciò avveniva perché le monache di quei tempi, come insegnano i Diarii del Priuli, sotto qualche pretesto, ottenevano dalla Santa Sede di ridursi per uno o più mesi in famiglia, e si davano bel tempo in modo che il Senato supplicò la Corte Romana di più non concedere tali pericolose licenze. A far rivivere adunque la disciplina, Eugenio IV nel 1442 destinò a visitatori delle monache della Celestia San Lorenzo Giustiniani, allora vescovo Castellano, e Fantino Dandolo, Protonotario Apostolico. Esse nel principio del secolo XVI furono poste eziandio sotto il governo dei veneti patriarchi. Ma non sì tosto cessarono gli scandali, poiché narrano i Diarii del Sanudo che nell’anno 1509 le monache della Celestia ballarono tutta una notte con alcuni giovani patrizii al suono di pifferi e trombe, e che nel 1525 recatosi il patriarca a rimproverarle della loro condotta, ne afferrò una, di casa Tagliapietra, e le recise le treccie, ma che, volendo poi imprigionarne due altre fuori del convento, tutte si misero alla porta tumultuando, e lo costrinsero a desistere dall’impresa. Giunto l’anno 1569, e caduta pell’incendio dell’Arsenale gran parte della chiesa e del convento della Celestia, le monache dovettero ritirarsi prima nelle case paterne, e poi nel monastero di S. Giacomo della Giudecca fino alla rifabbrica dei loro edifici, che non tardò molto a succedere. La chiesa doveva rifarsi sopra il modello dello Scamozzi, ma invece, per questioni insorte fra l’architetto e le monache, si elesse un altro disegno. Essa venne consecrata nel 1611 da Francesco Vendramin patriarca di Venezia. Nel 1810 fu chiusa, ed aggregata all’Arsenale, ed il convento si diede alle truppe della Marina. Ora serve alla scuola dei Macchinisti della Marina medesima.

Nel convento della Celestia rimase ascoso per anni sette il B. Giordano Forzatè, Benedettino di Padova, perseguitato dal tiranno Ezzelino. Venuto a morte il 7 agosto 1248, ebbe sepoltura in chiesa della Celestia, ma poscia fu trasportato a Padova ad istanza delle monache di S. Benedetto di quella città. Vedi Tommasini, Vita del beato Giordano.

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