S. Antonio

S. Antonio (Punta, Paludo di) a Castello. Marco Catapan e Cristoforo Istrigo avevano rassodato e reso abitabile una velma, o palude, situata verso la punta di S. Elena a Castello, loro donata nel 1334 dal Maggior Consiglio. Sopra questo terreno fra’ Giotto degli Abati, priore dei canonici regolari di S. Antonio di Vienna in Francia, fabbricò nel 1346 una chiesa ed un monastero dedicati al santo suddetto, ottenendo, parte per acquisto, e parte per donazione dell’Istrigo, avvenuta nel 1360, la proprietà del fondo. Le fabbriche, che furono compiute dalle famiglie Lion, Pisani, e Grimani, passarono nel 1471 dalle mani dei canonici regolari di S. Antonio in quelle dei canonici regolari di S. Salvatore di Venezia, che ne furono possessori finché il convento di S. Antonio di Castello andò soppresso in virtù della legge 7 settembre 1768. Allora la chiesa si fece uffiziare da un cappellano, ed il convento, divenuto di jus pubblico, servì ad usi diversi, fra cui nel 1787 all’istituto di Luigia Pyrker Farsetti, ove si raccoglievano, e si istruivano nell’arte del filare e del tessere ben 70 povere figlie della città. Servì in epoca successiva ad ospitale pei soldati feriti, finché nel 1806 venne occupato dalle truppe della Marina Austriaca (1). Nel 1807 chiesa e convento si distrussero per dar luogo ai Pubblici Giardini.

Ricorderemo col Mutinelli (Lessico Veneto) come, sotto pretesto di devozione a S. Antonio abate, fosse uso di quei canonici di lasciar vagare per la città alcuni porci, i quali, bene pasciuti dalla pietà dei fedeli, erano poi un ghiotto e ricco boccone del padre priore; questa irreligiosa consuetudine fu tolta dal M. C. con decreto del 10 ottobre 1409.

Noteremo ancora che, fino dal 1471, decretava il Senato che in Campo di S. Antonio fosse costrutto un coperto di tavole per quei poveri, i quali stanziavano sotto le volte esterne della basilica di S. Marco e del Palazzo Ducale. In rendimento di grazie all’Altissimo per la liberazione di Scutari, avvenuta nel 1474, sorgeva due anni dopo nel sito medesimo un formale ospizio dedicato a Messer Gesù Cristo. Qui, per legge del Maggior Consiglio, 11 marzo 1503, dovevano ricettarsi soltanto marinai, ed altri, che si avessero reso benemeriti dello stato. La prossima chiesa, che pure consecrossi nel 1503, e che chiamossi di S. Nicolò di Bari, venne consegnata nel 1591 ai Somaschi per comodo del Seminario Ducale, trasportato allora in parte dell’ospizio di M. Gesù Cristo, coll’obbligo però a quei padri di servire nelle cose spirituali i ricoverati. Anche i suddetti edifici s’atterrarono quando si vollero formare i Pubblici Giardini.

Per la Punta di S. Antonio vedi Garibaldi (Strada).

Pel Paludo di S. Antonio vedi Paludo (Corte ecc. del).

La Calle dietro il Paludo di S. Antonio è messa attualmente in comunicazione, per mezzo d’un ponte, coll’isoletta di S. Elena, ove da qualche anno venne piantato un grandioso Stabilimento di Costruzioni (2).

Note di Lino Moretti

  1. Per decreto del 28 novembre 1806, quindi in età napoleonica.
  2. Si trattava di una fabbrica di vetture ferroviarie: ma il tentativo di industrializzare la zona fallì ben presto.

Mappa

Nella vicinanza


A B C D E F G I L M N O P Q R S T U V W Z

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *