Zanardi

Zanardi (Calle, Calle e Ramo, Ponte) a S. Caterina. Presso il Ponte Zanardi sorge un palazzo posseduto anticamente dalla famiglia cittadinesca Rizzo, che poscia fu detta dalla Madonna dell’Orto per aversi trasportato in quella contrada. Lo stabile suddetto, con istrumento d’acquisto 30 luglio 1540, atti Bonifacio Solian, passò in Benedetto Ragazzoni; con istrumento 22 marzo 1624, atti Martino Renio, in G. Battista Combi; con istrumento 6 ottobre 1651, atti Girolamo Paganuzzi, in G. Domenico Biava; finalmente, con istrumento 14 giugno 1661, atti Angelo Maria Picini, in G. Andrea Zanardi. Questi, venuto dalla Bergamasca, faceva (dice il Codice 1809, Classe VII della Marciana) il pesta spezie da quel dal Guanto, speciale all’Ascensione. Indi fu giovine di bottega, e poi giovine del negozio Polferini con il che arricchì molto la sua casa, e la fortuna il sollevò a sì fatta ricchezza che, esibendo lui ancora nel 1653, tempo della guerra di Candia, li soliti ducati centomila, co li suoi legittimi nipoti fu eletto nobile veneto, come da supplica e parte si vede. Questo Gio. Andrea morì con un piede sovra il letto, et il viso in una tazza da sputar sopra il terrazzo, dal detto al fatto. I Zanardi continuarono ad abitare a S. Caterina fino alla loro estinzione, avvenuta nel 1757, laonde una cronaca cittadinesca, compilata nel secolo decorso (Classe VII, Cod. 341 della Marciana) parlando del palazzo che possedevano, così si esprime: Il qual palazzo situato dirimpetto del monastero di S. Catterina di là del Rio, serve tuttora di abitazione della famiglia Zanardi, e nel mezzo della sua facciata si comprende lo scudo che fu di ca’ Ragazzoni, mentre tuttoché vi sia stato cangiato lo stemma, si vede però ancora il cimiero reale dell’Inghilterra, donato da Maria, regina di quel regno, e da D. Filippo di Spagna, suo consorte, a Giacomo Ragazzoni, qual è formato da un braccio di donna sopra l’elmo che esce da una corona, e tiene nella mano un elitropio, una rosa, ed un pomo granato. Lo stemma descritto scomparve nel raffazzonamento, o meglio deturpamento, che il palazzo subì ai nostri giorni.

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