Remurchianti (Campiello, Calle dei) a S. Nicolò. Nell’Anagrafi Sanitaria pell’anno 1761 ben 38 remurchianti si veggono domiciliati in parrocchia di S. Nicolò. Così si appellano quei barcaiuoli che vogando in alcuni grossi battelli, sogliono attaccare delle corde alle navi ed alle barche per trarle al sito proposto.
In questa calle, e precisamente nella casa al N. C. 2998, corrispondente al N. A. 2104, venne a morte Vincenzo Dabalà detto Manestra, ultimo doge, o gastaldo, dei Nicolotti, il quale, caduta la Repubblica, fu anche membro della Municipalità Provvisoria nel 1797.
Il doge, o gastaldo, dei Nicolotti era un capo delle due contrade dell’Angelo Raffaele e di S. Nicolò, insignito d’alcuni privilegi, ma di poca o niuna autorità. Eletto dagli abitanti delle due suddette contrade, egli indossava nelle pubbliche funzioni una ampia vesta, che era, secondo le stagioni, ora di raso, ora di tabì chermisino, ora di panno scarlatto con pelli di dossi, o di vai. Usava calze chermisine, scarpe di marocchino dello stesso colore, piccola parrucca nera rotonda, berretta da gentiluomo, guanti bianchi ecc. Aveva il privilegio di seguitare il doge con una barchetta legata alla poppa del bucintoro nella cerimonia dello Sposalizio del Mare; il diritto d’esigere una tassa sopra tutte le barche pescarecce della sua contrada; e quello di tener due panche da pescajuolo nelle pescherie di S. Marco e di Rialto. Doveva poi pagare al doge, al cavaliere del doge, ed ai Giudici del Proprio un piccolo tributo.
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