Lizza Fusina

Lizza Fusina (Fondamenta) a S. Nicolò. Era chiamata Fondamenta del Traghetto di Lizza Fusina. I Barcaiuoli di questo traghetto si aveano scelto per protettore Sant’Alvise, e fino dal 1508 rinnovarono la propria mariegola. Essi, per decreto del Consiglio dei X, 15 febbraio 1510, M. V., dovevano tener sempre approntate due barche a servigio della Signoria. Nel 1641, 8 marzo, ottennero l’investitura d’una cappella in chiesa dell’Angelo Raffaele alla destra di chi entra per la porta maggiore, e colà più tardi costrussero un altare dedicato al loro santo protettore. Il Traghetto di Lizza Fusina trasportossi nel secolo trascorso a S. Basilio, laonde la Descrizione della contrada di San Nicolò pel 1740, descrivendo la Fondamenta del Traghetto di Lizza Fusina, dice che in quel luogo solevano essere le libertà del traghetto di Fusina, ora trasportate nella contrà di S. Basilio.

Lizza Fusina è chiamata nel Sabellico Leuca Officina, denominazione significante, per quanto vogliono, uno stabilimento d’imbiancatura altre volte ivi eretto. Il Negri (Soggiorno in Venezia di Edmondo Lundy) opina invece che questa prima terra del continente si chiamasse Lizza dalle lizze, o trincee, poste anticamente per impedire lo sbarco dei Veneti isolani, e poscia per sostenere le acque del Brenta acciocché tutte non isgorgassero nelle lagune. Fa poi derivare l’aggiunto Fusina da fuscina, che indica in latino il tridente di Nettuno, ed anche quell’istrumento consimile usato dai pescatori. Infatti, egli dice, a questa estremità incominciava pei Patavini il regno del Nume dell’Acque e qui approdavano le barche pescherecce. Senza fare alcun commento a questa etimologia, alquanto stiracchiata, diremo che antichissime lapidi sepolcrali, scavate a Lizza Fusina, danno a divedere che il luogo era abitato fino dai più rimoti tempi e che, costumandosi allora di collocare i sepolcri fuori della città, qualche città esisteva nelle vicinanze. Alcuni poi ciecamente credettero ch’essa fosse quella fabbricata, secondo Tito Livio, dai Trojani alle foci del Medoaco, e per questo il Cluverio (Ital. Antiquit., Lib. 1, Cap. 18) chiamò pagum Trojanum tutto il tratto intorno Fusina. Qui pure più tardi fiorì uno spedale pei pellegrini, appellato S. Leone in bucca Fluminis (del Brenta), e beneficato assai dalla celebre Speronella, madre di quel Jacopo da S. Andrea, posto da Dante all’inferno.

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