Indorador

Indorador (Sottoportico e Corte, Corte del) a S. Marina. In Campo di S. Marina, presso il quale s’aprono questo Sottoportico e questa Corte, avea casa e bottega nel 1661 Antonio Scalabrin indorador, che pagava pigione per esse a Zuane e Santo Castelli. I Doratori veneziani godevano nei secoli XV e XVI altissima riputazione, e quindi venivano chiamati a lavorare nei paesi stranieri. Ancora si conservano alcune dorature di quei tempi in modo meraviglioso. Quest’arte (onde altre vie di Venezia ebbero il nome) era un colonnello di quella dei Dipintori, coi quali, nonché coi Disegnatori, Cuoridoro, Targheri e Mascareri, Cartoleri (fabbricatori di carte da giuoco) e Miniatori, riconosceva per protettore S. Luca, raccogliendosi prima nella chiesa dedicata a questo santo (ove aveva la propria tomba), e poscia in un apposito locale presso la chiesa di S. Sofia, eretto per disposizione testamentaria del pittore Vincenzo Catena. Vedi S. Bartolomeo (Merceria ecc.). La prova di maestranza pegli Indoratori consisteva nell’apparecchiare due striscie di legno intagliate con ornamenti, l’una piana, concava l’altra, raschiarle quindi dal gesso, indorarle e pulirle. Il lavoro durava più giorni e si faceva in presenza di tutto il colonnello. Nel 1773 l’arte dei Doratori contava in Venezia 33 botteghe, 64 capomastri, 70 lavoratori, e 10 garzoni.


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