Foscarini (Ponte, Fondamenta) ai Carmini. Dal prossimo palazzo Foscarini, donde Enrico III re di Francia e di Polonia ammirò nel 1574 la così detta guerra dei bastoni, combattuta sul ponte sottoposto. Marsilio dalla Croce, nella sua Istoria della pubblica et famosa entrata in Vinegia del serenissimo Enrico III, re di Francia e di Polonia, racconta che, dovendosi fare tal guerra, vi si volle ritrovare la Maestà sua, siccome aveva desiderato più volte, per godere ancora quest’altro trattenimento e sollazzo; e si ridusse sul tardi con li principi e signori in casa del clarissimo Jacomo Foscarini, ambasciatore, per mezzo il ponte. Fu fatto subito bando, pena la galea, che tutti quei che montassero sul ponte tagliassero prima le punte a’ loro bastoni, e pena la vita a chi tirasse sassi, mettesse mano all’armi, e causasse alcuno tumulto, od altro inconveniente, come altre volte è accaduto, e li capitani, per ordine dei loro signori, vennero armati in guardia per vietare ai scandali. Sua Maestà fattasi vedere alle finestre, le quali erano apparate di panni d’oro con suoi guanciali del medesimo, comparsero in campo da l’una parte e l’altra da circa duecento combattenti… e quivi montati sopra il detto ponte a due a due, ora una parte, ora l’altra a far la mostra, poi a solo per solo, cominciarono a tirarsi alquanti colpi sino a tanto che s’attaccò di poi tutta la frotta, che durò più di mezz’ora, scacciandosi ora gli uni, et ora gli altri giù del ponte, e talora rimettendosi, abbassando gli adversarii che gli avevano cacciati, dandosi più volte la carica in diverse frotte l’una parte e l’altra, e rimanendo anche talora patroni del ponte; talché la Maestà sua vide benissimo questa pugna, e la godè con suo grandissimo gusto e trastullo, la quale riuscì benissimo per le belle frotte che più volte si fecero; e per la gran moltitudine dei combattenti nel cacciarsi cadevano molti per terra, et altri precipitosamente in vari modi nell’acqua da ambe le parti… et in segno di gratitudine che si fossero diportati bene, furono premiati tutti, dandosi ad ambedue le parti cento e cinquanta ducati per una, e venticinque di rinfrescamento, li quali denari spesero gli uni e gli altri in fare feste di balli, caccie di tori, fuochi artificali, et altri simili trattenimenti, cadauna parte nel suo sestiero. Il citato Giacomo Foscarini, che ospitò nel 1574 il re Enrico III, fu prode generale di mare e, morto nel 1602, ebbe splendido monumento in chiesa dei Carmini. Questa linea dei Foscarini andò estinta nel procuratore Pietro, morto nel 1745, la cui vedova Elisabetta Corner diede il 3 agosto 1749 nel suo palazzo dei Carmini una splendida festa di ballo, con musica e canti, alla serenissima famiglia di Modena. Tale festa venne rappresentata in un’incisione del Filosi.
Abbiamo dai cronisti che la famiglia Foscarini, da cui altre fra le nostre vie si appellarono, provenne da Altino, oppure da Padova, nell’867, e che anticamente chiamavasi Cobeschini, ma cangiò di cognome nel 1297, epoca nella quale rimase del Consiglio. Produsse varii illustri personaggi. Desta compassione il fatto d’un Antonio, uscito da questa famiglia, che, frequentando di notte la casa della contessa inglese Anna d’Arundel, ed accusato d’aver colà secreti colloqui cogli esteri diplomatici, venne strozzato in prigione nel 1622, ma poscia fu dichiarato innocente. Dalla medesima famiglia uscì nel secolo seguente Marco, eruditissimo bibliotecario della Marciana, innalzato nel 1762 alla ducale dignità, il quale nel palazzo dei Carmini, che, per eredità, era passato nella sua linea, raccolse un ricco tesoro di cronache patrie. Quantunque non si possieda che la prima parte della sua Storia della Letteratura Veneziana, essa sola è bastante a farci conoscere la vastità del suo talento e delle sue cognizioni.
Il Ponte Foscarini ai Carmini chiamavasi anche dei Guori. Vedi Carmine (Campo, Rio del).
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