Giustizia

Giustizia (Campo di) a S. Marta. Nei primi tempi l’esecuzioni capitali avevano luogo spesse volte presso la riva di S. Giorgio, e poi a S. Giovanni in Bragora. In seguito venne destinato alle medesime quello spazio che si apre fra le due colonne della Piazzetta; anzi, avendo, come è fama, l’ingegnere Nicolò Barattieri domandato, in premio del loro innalzamento, che in mezzo ad esse fossero concessi i giuochi d’azzardo, altrove proibiti, volle il Senato, coll’obbrobrio delle esecuzioni, distogliere il popolo dall’approfittare della data licenza. Non è però che i rei non si giustiziassero talvolta anche altrove, e specialmente ove avevano commesso il delitto, trovandosi sovente nei decreti la comminatoria: sub poena furcarum in loco delicti, e leggendosi p. e. nei Registri dei Giustiziati che nel 1593, 3 luglio, Tommaso lavorante in Cecca di anni 40 fu fatto dal consiglio dei X impiccare in faccia della Porta della Cecca per aver in quella commesso il suo delitto. Quando trattavasi di casi enormi, solevasi ricorrere eziandio ai tormenti anteriori; si trascinavano cioè i colpevoli, a coda di cavallo, fino a S. Croce, ove si tormentavano colle tanaglie, anche infuocate, o col taglio d’una mano, dopoché mandavansi a morte, e si abbruciavano, oppure se ne appiccavano i quarti nei luoghi più frequentati, come in capo alle vie che da Venezia conducevano a Padova, a Mestre, a Chioggia, ed a S. Andrea del Lido. Usavasi, nelle esecuzioni, del capestro e talvolta della mannaja. Talvolta, massime nei delitti politici, strozzavasi il reo nelle carceri, e poscia appendevasi con un piede alle forche. I giustiziati seppellivansi prima nel cimitero di S. Zaccaria, e poscia presso la chiesa dei SS. Giovanni e Paolo, ma in quest’ultimo sito soltanto dal 1618, poiché si legge che il primo sepolto ai SS. Giovanni e Paolo fu un Nicolò Renault, volgarmente Rinaldi, strozzato in quell’anno nel carcere. Caduta la Repubblica, trasportossi il teatro dei supplizii in una palude presso il Campo di S. Francesco della Vigna, e poscia presso S. Marta. Il primo giustiziato a S. Marta fu Leonardo Sleiza, militare austriaco, moschettato nel 1842 per aver ucciso il proprio fratello.


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