Croce (Sestiere, Fondamenta, Rio, Ponte della). Agli abitanti del vicino continente, che, all’invasione dei Longobardi, si rifuggirono in queste isolette, s’attribuisce la fondazione della chiesa di S. Croce. Alcuni ne danno il merito in ispecie ai Mastropiero, poscia Malipiero; altri, più fondatamente, ai Badoaro. Obelalto Massimo, primo vescovo d’Olivolo, eletto nel 774, consecrò questa chiesa, e la eresse in parrocchia. I Badoaro ne conservarono il juspatronato fino al 1109, in cui la cessero alla celebre congregazione Cluniacense di S. Benedetto, che vi fabbricò accanto un monastero, e lo possedette pello spazio di oltre due secoli. Essendosi frattanto dati questi monaci ad una vita alquanto rilassata e scandalosa, talmente s’attirarono addosso lo sprezzo e la malevolenza del popolo che giudicarono opportuno di ritirarsi dal chiostro verso la metà del secolo XIV. Allora il collegio capitolare dei preti, il quale, anche durante il soggiorno dei monaci, aveva la cura delle anime, assunse l’amministrazione della chiesa, che fece rifabbricare, e nuovamente consecrare il 28 settembre 1342. In seguito il priorato, lasciato in abbandono dai Benedettini, si ridusse a commenda, di cui papa Urbano VI investì nel 1378 il cardinale di S. Angelo. Eugenio Memmo, uno dei susseguenti priori commendatarii, permise nel 1460 a due eremite, Sofia Veneziana, ed Agnese Ungara, d’erigere presso la chiesa della Croce due povere cellette, dal qual principio venne a formarsi nel 1470 una nuova religiosa comunità, che professò da prima il terzo ordine Serafico, e poscia il secondo, detto di S. Chiara, ed alla morte del priore Memmo ottenne, per disposizione di Sisto IV, la chiesa della Croce coll’annesso monastero. Scorsi alquanti anni, questa chiesa, corrosa dal tempo, minacciava rovina, sicché fu rinnovata sul finire del secolo XVI, e riconsecrata il 10 luglio 1600 da Ottavio Abioso vescovo di Pistoja. Nel frattempo si tolse il monastero alla soggezione dei Minori Osservanti, a cui era stato sottoposto nel 1477, ed affidossi nel 1594 alla cura dei patriarchi. Nel 1806 esso venne dichiarato di prima classe, e nel 1807 vi si concentrarono le monache di S. Chiara. Nel 1810 chiesa e monastero furono soppressi, e convertiti ad uso di magazzino. Finalmente ai nostri giorni si demolirono, e sopra quell’area ora stendesi il vago giardino Papadopoli, che innestata al suo muro di cinta ha un’antica colonna di granito orientale, cui sta sovrapposto un capitello di marmo greco, avente scolpito un monogramma, consimile a quelli che veggonsi scolpiti sopra i due stipiti isolati presso la porta del battisterio della basilica di S. Marco. Siccome poi questi due stipiti furono recati nel 1256 da Tolemaide, così attribuirebbe il Cicogna una medesima provenienza sebbene in tempo diverso, alla colonna in discorso, ed accennerebbe alla possibilità che essa fosse un avanzo del monumento di Domenico Morosini, che nel 1124 battagliava in Soria col doge Michiel, e che in chiesa della Croce venne sepolto, oppure del monumento del doge Orio Mastropiero, tumulato nella chiesa medesima, sotto cui i Veneziani s’impadronirono di Tolemaide (anni 1188-1190). Crede il Mutinelli che precisamente innanzi a questa colonna si traessero sotto la Repubblica i rei di gravi delitti prima di subire l’estremo supplizio, per essere col taglio della mano, od in altra maniera, pubblicamente tormentati.
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Nella vicinanza
- Corpus Domini (Campo, Fondamenta del)
- Tolentini (Parrocchia, Fondamenta, Campo, Rio, Ponte dei)
- Gondulmèr (Fondamenta) ai Tolentini
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