Zecchini (Rio dei) alla Madonna dell’Orto. La cittadinesca famiglia Girardi (che poscia, per eredità, aggiunse al proprio il cognome Zecchini) venne da Bergamo. I due fratelli Lorenzo e G. Antonio Girardi q. Francesco, coi due strumenti d’acquisto 7 decembre 1574 in atti Carlo Bianco, e 13 gennaio 1575 M. V. in atti Antonio Alchiero, comperarono, parte da Angelo e fratelli Lioncini fu Magno e parte da Girolamo Mazza fu Gasparo, il palazzo alla Madonna dell’Orto, la cui facciata archiacuta guarda il rio che perciò denominossi dei Zecchini. Incominciarono in seguito a rifabbricare case, e tuttora l’arma di questa famiglia si può vedere scolpita nel peristilio e sopra l’anello del pozzo. Senonché, qualunque se ne fosse la causa, l’opera restò incompiuta, ed hassi memoria che i marmi accumulati per la riedificazione della facciata, andarono venduti dopo molti anni ai Pesaro, che facevano sorgere il loro palazzo di S. Eustachio. Questo della Madonna dell’Orto, unitamente a tutte le possessioni di Caerano sotto Bassano, in virtù del matrimonio contratto nel 1635 tra Valeria, figliuola di Laura Girardi Zecchini, e Benigno Benzi, venne a passare nei discendenti del medesimo coll’obbligo di chiamarsi Benzi Zecchini. Ancora ai nostri tempi scorgevansi in queste soglie due ritratti di S. Benigno Benzi, arcivescovo di Milano, morto circa l’anno 476; quello di Milano Benzi, canonico di Padova, e quindi vescovo della Canea, occupata la quale dai Turchi, fu da Innocenzo X nominato prefetto di Norcia, e commissario generale dell’armi pontificie; finalmente il ritratto di Marc’Antonio Benzi Zecchini, figlio di Benigno. In tale famiglia rimase il palazzo sino alla morte d’Elisabetta Casser, vedova di Michele, ultimo dei Benzi, la quale, colle disposizioni testamentarie 21 giugno 1828, e 16 marzo 1836, lasciò le sue facoltà alla Casa di Ricovero di Venezia, nella qual città venne a morte nel seguente anno 1837. Ora la magione descritta, notabile fra tutte le altre di Venezia perché l’acqua del prossimo canale s’introduce, per mezzo d’una cavana, nel cortile interno, e le gondole possono approdare appiedi delle scale, invoca un pronto ristauro.
Essendo tanto chiara ed accertata dalle cronache l’origine del nome attribuito al Rio dei Zecchini, cade da per sé la supposizione d’alcuni che questo rivo venisse in tal guisa appellato per una zecca, altre volte stabilita ne’ suoi contorni.
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