Zattere

Zattere (Fondamenta, Ponte delle) in faccia alla Giudecca. Rimonta all’8 febbraio 1519 M. V. il decreto di costruirle da S. Marta fino alla Dogana di Mare. Sono così appellate perché vi approdavano le zattere cariche di legname, ed abbiamo un decreto dell’anno 1640 col quale Giovanni Valier e Giuseppe Barbarigo, Provveditori alle Legne e Boschi, comandarono, in esecuzione della Parte del Consiglio dei X 23 luglio 1541, che tutti i conduttori di legname dovessero scaricarlo alla riva dello Spirito Santo, e non altrove. Alcuni vogliono che a questa fondamenta approdassero pure anticamente zattere cariche di carbone, laonde il canale che la divide dall’isola della Giudecca chiamavasi un tempo Carbonaria. Le Zattere, secondo le varie chiese e località a cui sono vicine, aggiungono al proprio varii altri nomi. Così abbiamo: Fondamenta delle Zattere alli Saloni, Fondamenta delle Zattere alli Gesuati.

Sulle Zattere, in parrocchia dei SS. Gervasio e Protasio, abitava quel patrizio Gaspare Valier, che volendo accrescere il proprio censo a mezzo di contrabbandi, e ritrovando un principale ostacolo alle sue frodi in Rocco maestro delle gabelle della città di Trevigi, lo stese morto sulla pubblica via. Perciò, con sentenza 19 maggio 1511, venne condannato a perdere la testa sul patibolo, il che successe il giorno 24 successivo, quantunque il patriarca Antonio Contarini, ed altri nobili personaggi cercassero ogni mezzo per salvargli la vita. Il Valier fu sotterrato ai Gesuati, come egli aveva prescritto nella sua disposizione testamentaria, con la quale lasciò, a titolo di risarcimento, una somma di denaro alla Signoria.

Sulle Zattere, verso gli Ognissanti, v’era un teatro, ove nel 1679 si rappresentò il Leandro, poesia di Camillo Badoer, musica di Francesco Antonio Pistochini.

Il Codice Cicogna 3255 racconta, all’anno 1680, d’una giostra solennemente eseguita in Venezia sopra le Zattere dal Ponte Longo sino a S. Basegio, in congiuntura dell’ingresso di S. E. Alvise Dolfin, eletto Procurator di S. Marco de ultra, fu podestà di Brescia, et in situazione contigua al di lui palazzo, e quattro anni dopo li sponsali di Angelo suo nipote con Marietta di Piero Gradenigo.

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