Veniera

Veniera (Calle) a S. Geremia. E’ una strada senza sfogo, che venne così appellata perché giace dietro un giardino ed un palazzo oggidì conosciuti più comunemente sotto il nome di Manfrin, ma che, come stiamo per dire, fra le altre famiglie, appartennero anche ai Venier, laonde si chiama Venier anche un tratto di fondamenta giù del Ponte delle Guglie per avviarsi a S. Giobbe, ove il palazzo medesimo ha la sua facciata.

L’anno MDXX, collo stemma Priuli nel mezzo, visibile sopra un’antica porta otturata sulla Fondamenta ci rende edotti che esso venne in quell’anno dai Priuli fabbricato. Tal merito, secondo ogni probabilità, è dovuto ad Angelo Maria Priuli q. Pietro, nato nel 1484, e morto nel 1550, il quale fu Savio del Sestiere di Cannaregio e, per mezzo della moglie Andriana Venier, sposata nel 1517, ebbe in eredità il castello di Sanguinetto nel Veronese, da lui trasmesso ai discendenti. Daniele suo figlio (come scrive il genealogista Girolamo Priuli, uscito dalla stessa famiglia), essendo negli anni 1589 e 1592 Consigliere di Cannaregio, abitava le sue case appiedi del Ponte, colle quali espressioni si deve certamente intendere il palazzo di cui si favella. Egli nel 1589 pose tomba in chiesa di S. Giobbe al padre, alla madre, ai fratelli Giovanni Battista, e Zaccaria, ed alla figliuoletta Andriana, venendo poscia nel 1596 sepolto con onorevole iscrizione nella chiesa di S. Geremia, ove aveva fatto erigere un’arca ed un altare fra quello del SS. Sacramento e quello della Beata Vergine. Trascorsi più di due secoli dalla fondazione, nel quale frattempo il palazzo ebbe una rifabbrica sul disegno del Tirali, Elena, figlia d’un altro Angelo Maria Priuli, e sposa di Federico Venier, lasciollo ai proprii figli Giovanni e Pietro, con testamento 18 agosto 1756, pubblicato il 19 maggio 1762. Ma per breve tempo restò l’edifizio in mano dei Venier, poiché essi, con istrumento 24 giugno 1787, lo vendettero al conte Girolamo Manfrin di Zara, il quale, dopo varie difficoltà e traversie coraggiosamente superate, avendo assunto nel 1777 la ferma generale dei Tabacchi, ebbe così prospera fortuna da poter comperare, oltre quello di Venezia, due palazzi a Santartien e Paese nel Trivigiano. Egli fondò pur anche una grandiosa fabbrica di tabacchi a Nona in Dalmazia, ove possedeva estesi latifondi, e raccolse nel suo palazzo di Venezia una ricca galleria di quadri, ed altre antichità. Alla di lui morte, avvenuta nel 1802, il palazzo suddetto passò al figlio Pietro, da cui nel 1835 passò alla sorella Giovanna, maritata in Gio. Battista Plattis. Nel 1849 finalmente venne in proprietà, per retaggio materno, di Lina Plattis, vedova Sardagna, donde l’ebbe quest’ultima famiglia.

Nel palazzo sovraindicato alloggiò nel 1745 l’ambasciatore straordinario d’Inghilterra Roberto conte di Holderness con famiglia.

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