Mendicanti (Ramo Primo, Ramo Secondo, Ramo Terzo, Calle, Ponte, Fondamenta dei). L’origine dell’ospitale dei Mendicanti risale al secolo XIII quando i veneti legni, reduci dalla Soria, importarono la lebbra. Allora (anno 1224) si raccolsero coloro che ne erano affetti in una Corte ai SS. Gervasio e Protasio, la quale era detta di S. Lazzaro, dandosi comunemente tal nome alla lebbra. Nel 1262 si trasportarono gli ammalati in un’isoletta della laguna, pel motivo medesimo appellata in seguito di San Lazzaro, ove, diminuitasi la lebbra, si concentrarono nel secolo XVI mendicanti e vecchi impotenti. Finalmente, nei primordii del seguente secolo XVII, la carità dei Veneziani, e specialmente quella dei ricchi mercatanti Bartolammeo Bontempelli dal Calice e G. Domenico Biava fece sorgere pei mendicanti, sul disegno dello Scamozzi, un ospizio situato nell’interno della città, ai SS. Giovanni e Paolo, non lungi dalle Fondamente Nuove. La chiesa, che lo Scamozzi piantò nel centro dello spedale, si consecrò nel 1636 sotto l’invocazione di S. Lazzaro, e nel 1673 s’innalzò il suo prospetto sul disegno di Giuseppe Sardi, giusta il testamento dell’altro mercadante Jacopo Galli. Chiuso l’ospizio dei Mendicanti contemporaneamente alla chiesa dopo la caduta della Repubblica, fu destinato nel 1809 ad ospitale militare insieme alla Scuola di S. Marco, alla Cappella della Pace ed al convento dei SS. Giovanni e Paolo. Tutti questi edifici costituirono poi nel 1819 l’Ospitale Civile, per uso interno del quale si ridonò nel 1826 al divin culto la chiesa.
Ricovrandosi, sotto la Repubblica, ai Mendicanti anche fanciulle abbandonate, esse venivano erudite nella musica istrumentale e vocale, in modo che solevano accompagnare col suono e canto le funzioni ecclesiastiche, ed eseguire i celebri oratori. Ciò praticavasi egualmente alla Pietà, Ospedaletto ed Incurabili.
Il Ponte dei Mendicanti, che era di pietra, fu per vecchiezza atterrato nel 1828, e sostituito con un ponte di legno, che però fu rifatto in marmo alcuni anni dopo.
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