Coppo

Coppo (Corte del) o del Forno a S. Luca. Si chiama negli Estimi Corte di cha Coppo, ed era sottoposta alla parrocchia di S. Paterniano. Fino dal secolo XIII vivevano un Malgherito Coppo, ed un Marco suo figlio da S. Paternian. Anche nel 1514 i Coppo notificarono ai X Savii di possedere una casa da statio in parrocchia di S. Paterniano. Fortunato Olmo scrisse un breve, ma favoloso trattato, ancora inedito, sopra l’indicata famiglia, facendola derivare da Coppeo re della Grecia, i cui discendenti, dopo la guerra Troiana, passarono in Calabria, di là a Roma, quindi a Caorle, ed a Venezia, ove nei primi tempi esercitarono il tribunato, e poscia si resero illustri per un Pasquale nel 1150 abbate di S. Giorgio Maggiore, nel 1156 vescovo di Jesolo, e nel 1171 ambasciatore ad Emmanuele imperatore di Costantinopoli. I Coppo restarono del Consiglio nel 1297, e si estinsero nel 1708.

Pell’altra appellazione del Forno vedi Forno (Calle del).

Anche a Castello havvi una Calle Coppo, detta negli Estimi di cha Coppo. Una Catterina, vedova di Bartolammeo Coppo dal confin di S. Pietro di Castello, fece il proprio testamento l’ultimo di luglio 1329, in atti di Pietro Foscolo, prete di S. Martino, lasciando la sua casa dominicale di Castello ad un Nicolò Miglioranza, e beneficando il prossimo convento di S. Domenico. Un Antonio Coppo da S. Pietro di Castello era poi confratello della Scuola Grande di S. Maria della Misericordia (Mariegola dal 1308 al 1499). Questi probabilmente è quell’Antonius Copo q. Marini de confinio S. Petri de Castello, il quale, con sentenza 5 maggio 1406, venne condannato a 300 lire di multa per aver ferito nella faccia al Traghetto di S. Gregorio Albertino di Verga, Priore dell’ospitale di S. Vito.

I Coppo da Castello non erano di sangue patrizio.

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