Convertite (Fondamenta, Rio delle) alla Giudecca. Circa alla metà del secolo XVI s’eresse alla Giudecca un piccolo oratorio sacro a S. Maria Maddalena con annesso convento destinato a quelle peccatrici che, pentite dei loro trascorsi, volevano dedicarsi al servigio di Dio sotto la regola di S. Agostino. Primo rettore e governatore dell’istituto fu un prete chiamato Pietro Leon da Valcamonica, il quale, dopo qualche anno, convinto e confesso d’aver avuto commercio carnale con venti di quelle recluse, e d’aver affogato i frutti de’ suoi colpevoli amori, venne decapitato, ed abbruciato in Piazzetta S. Marco, fra le colonne, il 10 novembre 1561. Egli, prima di morire, volle dal palco di giustizia dirigere al popolo un discorso, conservatoci nel codice Cicogna 2082, in cui, pur confessando i propri peccati, dichiarò di morire fermo nelle credenze cattoliche, ed attestò l’innocenza della madre abadessa, che però dovette finire i suoi giorni in carcere il 27 decembre 1564. L’oratorio delle Convertite venne in seguito ristaurato a spese di Bartolammeo Bontempelli dal Calice, ricchissimo mercadante, ed ebbe consecrazione nel 1579 per mano del patriarca Giovanni Trevisan. Nel principio del secolo presente restò poi secolarizzato insieme al convento, che si fece servire ad ospitale militare. Ora però trovasi restituito al divin culto, avendosi ridotto nel 1856 il convento a carcere femminile. E’ noto come le Convertite nel secolo XVI si occupassero eziandio nell’imprimere libri, e come esistano tuttora alcune edizioni uscite dai loro torchi.
Nel 1643, 14 luglio, il gentiluomo inglese Giovanni Bren, o Brin, addetto all’ambasciata d’Inghilterra, presa una gondola da traghetto, stava per asportare dal monastero delle Convertite una monaca, che aveva già messo sotto il felze, coperta con un drappo, allorquando i barcaiuoli, alle grida dell’altre monache, ricusarono di muovere la barca, e così l’intrapresa andò fallita. Il Bren perciò dovette stare in prigione sei mesi, dopo i quali venne assolto sotto la scusa d’essere giovane alquanto inesperto, e gabbato da una vecchia ruffiana, per nome Margherita Locarda, la quale fu condannata a 4 anni di carcere.
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