Moro

Moro (Fondamenta) a S. Girolamo. Rammemora il Sansovino nella sua Venetia un fabbricato che, a sembianza di grosso castello, fece costruire a S. Girolamo il senatore Leonardo Moro, e ne loda l’annesso giardino. Tale fabbricato, che, come si scorge in una pianta di Venezia del 1572 era fornito di quattro torri, esiste tuttora collo stemma dei Moro scolpito ripetutamente sulle muraglie. La famiglia, che ne era proprietaria, onde altre vie della città si denominarono, venne da Padova nei primi tempi, e si rese illustre fino dal 1280 in un Marino, uomo ricchissimo, il quale sconfisse i Triestini ribelli, e fondò l’ospitale della Misericordia. Quanto al doge Cristoforo Moro, sotto cui si svolsero varii patrii avvenimenti, egli è più noto per la sua pietà e per l’amicizia di S. Bernardino da Siena, che per la sua fermezza e pel suo militare coraggio. Narra il Sanudo che, non volendo questo doge prender parte alla crociata bandita da Pio II, Vittore Cappello, capitano navale, in pien senato gli disse: Serenissimo Principe, se la serenità vostra non vorà andar co le bone, la faremo andar per forza, perché gavemo più caro el ben e l’onor de sta tera, che no xe la persona vostra. Narrasi pure che, confortato il Moro con la promessa di condur seco quattro consiglieri, soggiunse: Vorìa co mi sier Lorenzo Moro, che xe duca de Candia, asmiragio su una galea, perché mi no me ne intendo de armade, al che il Senato acconsentì colle parole: se farà come la dise ela. La crociata però, per la morte del pontefice, avvenuta il 15 agosto 1464, si sciolse, ed il debole doge, bene in suo cuore contento, poté ritornare a Venezia colla flotta. Egli morì nel 1471, e venne sepolto nella cappella maggiore di S. Giobbe, al qual monastero, fatto da esso fabbricare, legò, non avendo figliuoli, tutte le sue sostanze.

La famiglia Moro produsse pure alcuni vescovi, ed alcuni valorosi generali, fra i quali Giovanni, che nel 1509 venne spedito alla difesa della riviera della Puglia; nel 1510, entrato con navigli nel Po, recò sommo terrore ai Milanesi; nel 1528 pugnò in Puglia unito coi Francesi, prendendo molte città; nel 1537 finalmente fu Provveditore in Candia, ove morì nel 1539 colpito da una sassata sulla testa, mentre era accorso a sedare una fierissima zuffa insorta fra soldati ed isolani.

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