Campane

Campane (Corte delle) a S. Luca. Un Vittore campaner da S. Luca era allibrato all’Estimo del Comune nel 1379. Nel 1514 un Zuane Campanato notificò di possedere una casa cum una bottega dove si lavora di campane in parrocchia di S. Luca. Questi fu il padre di Pietro, che pur egli fondeva campane in questa situazione, e che si rese celebre eziandio per aver operato in bronzo nella cappella del cardinale Zeno in chiesa di S. Marco una B. Vergine seduta col putto in mano, e due Santi laterali, nonché per aver avuto parte nel lavoro del deposito del cardinale medesimo. G.B. Campanato figlio di Pietro (sepolto nel 1542, con epigrafe in chiesa di San Sebastiano) prese in moglie Elisabetta figlia di Ruzier di Gambelli, e nipote del celebre Vittore, dalla quale ebbe Marina, che sposò Francesco Arzentini, portando in questa cittadinesca famiglia i beni dei Campanato. Vediamo perciò che nel 1582 un Francesco Arzentini appigionava a Francesco de Lazaro campaner, in parrocchia di S. Luca, una casa con il luogo dove si gettano le campane, e con la botega davanti di dete campane.

Fino dal nono secolo esistevano fonderie di tal genere nelle nostre lagune, sapendosi che il doge Orso Partecipazio nell’866 donò dodici campane all’imperatore Basilio il Macedone. Questi mandò un suo apocrisario a riceverle, e d’allora soltanto cominciò ad introdursi l’uso delle stesse fra i Greci Bisantini. I Veneziani amarono sempre un eccedente scampanìo. Domenico Tino, presente all’elezione del doge Domenico Selvo (anno 1071), scrive che in quell’occasione vi fu un indicibile fracasso di campane: Quam magnus etiam campanarum tum fuerit sonitus nullius dicti vel scripti expositione animadverti potest. Si rileva poi che in tempi posteriori, sotto il pretesto di feste, messe novelle, ed altre solennità, si costumava di dar nelle campane non solo di giorno, ma anche di notte inoltrata, laonde un decreto del Consiglio dei X, 7 febbraio 1424, M. V., proibì di suonarle a prima hora noctis usque ad matutinum sancti Marci. Che un simile decreto potesse convenire anche ai nostri tempi?

I Campaneri erano uno dei varii colonnelli in cui dividevasi l’arte dei Fabbri.

Nel secolo XV un Luigi Barletta incontrò in curia a Campanis a S. Luca pre’ Filippo, vicario del vescovo di Concordia, e gli disse: che vastu digando de mi? A ciò il prete: Va cum Dio che non ho a far con ti. Ma il Barletta, sguainata la spada, uccise il prete, e resosi contumace, venne bandito, mediante sentenza 27 marzo 1487, colla comminatoria che, qualora fosse colto, gli fosse tagliata la mano sul luogo del delitto, e con essa appesa al collo, avesse ad essere decapitato fra le colonne della Piazzetta di S. Marco.


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