Abazia

Abazia (Fondamenta, Sottoportico, Campo, Ponte, Fondamenta dell’) a S. Maria della Misericordia. La chiesa abaziale di S. Maria della Misericordia, detta l’Abazia, s’innalzò nel 939 sopra un terreno erboso, chiamato Val Verde, o dal solo Cesare dei Giulii, detto Andreardo, o dalle famiglie Giulia e Moro insieme congiunte. In sulle prime si consegnò ad eremiti, e quindi a frati, probabilmente Agostiniani, che vi eressero accanto un convento, periti i quali nella peste del 1348, il priore, che solo era rimasto su, cedette prima di morire la sua dignità a Luca Moro. Questi ottenne nel 1369 che la sua famiglia dovesse possedere in perpetuo il giuspatronato della chiesa. La facciata della medesima fu rialzata nel secolo XVII sul disegno di Clemente Moli, a spese di Gasparo Moro filosofo insigne. L’interno però minacciava rovina, e ne fu preservato a merito del priore monsignor Pietro Pianton, che vi praticò radicali restauri. Questa chiesa nel 1868 andò chiusa, ma nel 1884 venne comperata dal patriarca di Venezia Domenico Agostini coll’intendimento di restituirla al culto divino(1).

Fra i priori di S. Maria della Misericordia è degno di menzione il pio e dotto Girolamo Savina, che ottenne da Clemente VIII per sé e successori il diritto di portare la mitra ed il pastorale. Essendo egli stato avvelenato da un iniquo sacerdote nel sacro calice, desiderò prima di morire, il 9 giugno 1601, che venisse condonata la pena al sacrilego omicida.

S’impara da un’incisione del Lovisa che il Ponte dell’Abazia era nel secolo scorso di pietra. Quindi fu atterrato, e nel 1833 ricostruito di legno.

Sulla Fondamenta dell’Abazia, nella così detta Corte Nuova, la Scuola Grande di S. Maria della Misericordia aveva un ospizio, o, come dicevasi, ospedaletto, pei confratelli poveri. L’ingresso della Corte è ornato sopra l’arco da una scultura rappresentante la B. V. e Santi, e sotto vi è un’iscrizione donde s’impara che la fabbrica di quelle case venne incominciata e compiuta nel 1505, sotto il principato di Leonardo Loredan.

Note di Lino Moretti

  1. Durante il suo priorato (1828-1864), Mons. Pianton rese celebre questa chiesa per le numerose opere d’arte che vi aveva raccolto anche a proprie spese. Gli eredi di Luca Moro ne vendettero quante poterono tra il 1868 e il 1883. Oggi in chiesa non rimane di notevole che il monumento sansoviniano di Alvise Malipiero, già a S. Maria Maggiore.

    La chiesa è stata riaperta al culto nel 1896 e restaurata in modo infelice. È tuttora affidata ai Servi di Maria.

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