S. Eufemia (Parrocchia, Fondamenta, Campiello, Ponte, Rio di) alla Giudecca. La cronaca Scivos ci assicura che la chiesa parrocchiale sacra a S. Eufemia, Dorotea, Tecla ed Erasma, martiri in Aquileja, fu costrutta nell’865 sotto il doge Orso Partecipazio. Dopo essere stata ristaurata più volte, venne ridotta alla forma attuale verso la metà del secolo trascorso. Deve aver avuto varie consecrazioni, delle quali però nulla sappiamo, eccettuatane quella del 1371, ricordataci da una lapide innestata presso la porta. Nel 1810 la sede parrocchiale si traslatò dalla chiesa di S. Eufemia in quella del SS. Redentore per essere di bel nuovo trasportata a S. Eufemia quando nel 1822 riebbero i Cappuccini i loro antichi possedimenti.
Andrea Davanzago, pievano in S. Eufemia della Giudecca, essendo morta nel 1437 certa Mina, indusse alcune femminucce a deporre che la defunta, con testamento nuncupativo, gli aveva lasciato tutti i suoi averi. Citato perciò innanzi la Quarantia Criminale, disse nello scolparsi mille pappolate, verbigrazia che la Mina, morendo, aveva partorito due figli tendentes in invisibile, il primo dei quali nel 1440 doveva essere pontefice, ed il secondo imperatore, aggiungendo altre parole che per modestia, dicono le Raspe, si passano sotto silenzio. Le sue difese però nulla gli valsero, poiché, con sentenza 9 agosto del medesimo anno 1437, fu condannato a restituire ai parenti della Mina, i quali giacevano nella povertà, quanto riteneva dei beni di essa, ed a rimanere in carcere fino al momento dell’intera restituzione.
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