Croce (Fondamenta, Calle e Ramo, Ponte, Rio, Campo, Ramo e Campiello al Rio, Fondamenta Rio, Campiello della) alla Giudecca. Affatto ignoti ci sono i principii del monastero di Benedettine che sorgeva alla Giudecca sotto il titolo di Santa Croce. La prima menzione che di esso troviamo è un documento del 1328 in cui dal Maggior Consiglio concedevasi ai privati parte delle paludi adiacenti per renderle abitabili. A questo monastero, con bolle speciali e delegazioni pontificie d’Eugenio IV nel 1439, e di Sisto IV nel 1471 e 1474, unironsi la chiesa di San Cipriano di Sarzan, di S. Felicita di Romano e di S. Giorgio di Calstelfranco, nonché il convento di S. Domenico di Tuscolano, e quello di S. Angelo di Contorta. Nel 1508 la chiesa di S. Croce incominciossi a rifabbricare, e, compiuta in un settennio, consecrossi nel 1515 da Antonio Contarini patriarca di Venezia. Soppresse le monache nei primordii di questo secolo, il monastero venne convertito in Casa di Correzione, e la chiesa destinata al privato uso dei delinquenti in quello stabilimento rinchiusi.
Abadessa in S. Croce della Giudecca fu Suor Eufemia Giustiniani, che morì il 6 decembre 1486. Sotto la sua reggenza la peste, che nel 1464 infierì in Venezia, entrò pure nel monastero della Croce, e, spente quattro monache, stava già per condurne al sepolcro una quinta, quando suor Scolastica, portinaia, vide un bel dì comparire alle grate un cavaliere, il quale le domandò una tazza di acqua e, confortandola nella fede in Dio e lodando i meriti dell’abadessa, assicurolla che d’allora in poi nessun’altra monaca sarebbe soggiaciuta al morbo fatale. Non si sa il perché, il cavaliere fu battezzato per S. Sebastiano, e pozzo di S. Sebastiano chiamossi quello donde fu attinta l’acqua per porgergli da bere. L’acqua di questo pozzo venne riputata poi miracolosa e, come corse fama, produsse numerose guarigioni anche nella peste del 1576.
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