S. Chiara (Fondamenta, Canale). Nel 1236 Giovanni Badoer diede quest’isola a certa Costanza perché vi fabbricasse una chiesa ed un monastero. La chiesa fu nominata nei primordii S. Maria Madre del Signore, e le monache, che professavano la regola di S. Francesco, si chiamavano suore di S. Damiano pel primo monastero di Francescane, sotto tal titolo fondato da S. Chiara presso Assisi. Più tardi presero il nome di detta Santa, il quale si rese comune anche alla chiesa. Coll’andar del tempo, essendosi fra esse rallentata di molto la disciplina, il patriarca Antonio Contarini, nel principio del secolo XVI, le riformò, dividendole in due classi, l’una composta dell’antiche monache Conventuali, l’altra da nuove monache Osservanti, tratte dai monasteri della Croce, e del Sepolcro. Si mantenne questa divisione fino al 1565, in cui le monache Conventuali ancor viventi abbracciarono la riforma, e, sotto il governo dell’abbadessa Gabriela Molin, giunse il monastero ad essere, senza separazioni, un solo corpo di monache Osservanti. Nel 1594 le medesime furono poste eziandio sotto la immediata superiorità e giurisdizione dei patriarchi, finché nel 1806 vennero concentrate con le monache della Croce. Un incendio distrusse nel secolo XVI in gran parte la chiesa ed il convento di S. Chiara, dopo il quale ambidue gli edificii ebbero una rifabbrica. Nel 1819 si ridussero ad Ospitale Militare, al quale scopo servono tuttora.
Narra suor Maria Felice dalla Vecchia, abbadessa di Santa Chiara dal 1592 al 1595, che, circa tre secoli prima, le madre rodiere del convento sentirono un giorno picchiar all’uscio, aperto il quale scorsero un pellegrino che loro consegnò una cassettina di rame, con un anello, pregandole a custodirgli quel tramesso, né a consegnarlo ad alcuno, se non vedevano un anello consimile di riscontro. Passarono poscia molti anni senza che altri venisse a riprendere la cassettina, e frattanto, successo un allagamento, essa miracolosamente fu salva dalle acque. Di più certe fantoline, o zaghete, la videro più volte splendente per molti lumi, e sentirono risuonare nell’aere celesti armonie. S’indussero quindi le monache ad aprirla, e vi ritrovarono un chiodo colla scritta, essere quello il chiodo da cui furono trafitti i piedi del Salvatore, ed averlo colà depositato S. Luigi re di Francia, travestito da pellegrino. La buona abbadessa Maria Felice aggiunge che tosto formossi del fatto autentica scrittura, ma che questa ebbe la disgrazia di perire in occasione d’incendio, laonde non poteva far altro che citare il racconto delle madre vecchie in conferma di quanto esponeva. Alcune cronache dicono avvenuto il caso nell’anno di grazia 1262. Comunque siasi, il chiodo, che già veneravasi nella chiesa di S. Chiara, è quel medesimo che ora si venera in S. Pantaleone.
Abbiamo una legge del 16 luglio 1383 col titolo: Monachae S. Clarae non teneant fratres propinquos monasterio suo. Per bene intenderla è da considerare che negli antichi tempi le monache generalmente solevano tenere nei proprii monasteri, od almeno poco discosto, alcuni frati per essere dirette dai medesimi, ma che, pegli abusi che nascevano, ciò venne col tempo proibito. Altra legge dell’ultimo luglio 1489 proibisce ai frati di S. Francesco della cha Granda, i quali avevano un suo luogo a confin della giexia, e monastier de dicte donne, di frequentare, sotto il pretesto d’amministrare i sacramenti, il monastero di S. Chiara.
Avea casa a S. Chiara il N. U. Pietro Pisani, il quale, incolpato d’aver assistito colà ad un segreto colloquio tenuto fra alcuni individui fidati del Carrarese, venne condannato, con sentenza 22 gennaio 1406 M. V., a cinque anni di carcere, ed in caso che fosse fuggito, alla confisca dei beni colla perdita di tutti gl’impieghi ed onori.
Sopra la Fondamenta di S. Chiara ammirasi il bel tempietto dedicato al nome di Gesù con annesso monastero di Clarisse Sacramentarie, edificii ambidue sorti a merito del sacerdote veneziano Giuliano Catullo. Fino dal 1806 suor Maria Vincenza, conversa nel monastero della Croce, aveva qui raccolto alquante donne desiderose di dedicarsi a vita religiosa. Nel 1815 si pose la prima pietra del tempio, il quale si consecrò per mano del patriarca di Venezia Jacopo Monico. Nel 1846 l’ospizio venne canonicamente eretto in monastero, e le donne rimasero in esso rinchiuse fino al 25 giugno 1849 in cui, per fuggire i pericoli del bombardamento, ripararono prima in casa di Andrea Pinaffo, loro procuratore, a San Cassiano, e poscia presso i padri di S. Francesco della Vigna. Quando però si ricomposero le cose, ritornarono a S. Chiara, ove hanno stanza tuttora. Vedi Cicogna (Inscr. Ven., vol. VI).
Il Canale di S. Chiara anticamente aveva il nome di Becolo. Vedi Gallicciolli, Lib. I, Cap. VII.
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