Testori (Calle dei) a S. Andrea. Da case spettanti all’arte dei Tessitori di seta, e che, unitamente ad altre nel vicino Campo di S. Andrea, servivano ad ospizio dei poveri infermi dell’arte stessa. Sopra una di queste case leggevasi la seguente iscrizione: Fu Fatta De Beni Dell’offizio Et Arte De Testori Da Panni Di Seda. Anno MDCCXI. Tale iscrizione venne tolta allorquando le case medesime, già acquistate dall’ab. Lorenzo Barbaro a benefizio di alcune donzelle bisognose e derelitte, ebbero un ristauro, e convertironsi in istituto d’educazione femminile, diretto dalle suore di S. Dorotea, la cui regolare attivazione venne sancita con decreto del governo austriaco 24 marzo 1840.
Come abbiamo altrove veduto, il setificio incominciò nel secolo XIV a fiorire in Venezia per la venuta delle famiglie Lucchesi. Dal 1300 al 1660 il numero dei telai, che servivano ai lavori della seta da spedirsi in Ponente, giunse fino ai tremila, oltre ad altri mille dedicati all’uso della città e dello stato. Nei tempi successivi però incominciarono a decrescere tanto che, sul cadere della Repubblica, non se ne contavano che 350, metà pel Levante, e metà per le provincie venete. Finalmente si ristrinsero a 300, ed ancor meno. I Tessitori di seta, come appare dalla loro mariegola, avevano scelta per loro protettrice la B. Vergine Annunziata, e si ha memoria di due scuole di divozione che ad essi appartennero, l’una accanto la chiesa dell’Abazia, nell’antico albergo della confraternita della Misericordia; l’altra in chiesa dei Gesuiti. Quest’arte dimostrò la propria magnificenza principalmente quando ebbe luogo il solenne ingresso della dogaressa Morosini, cioè il 4 maggio 1597. Imperciocché avea posto nelle stanze dei Signori di Notte al Criminale, in palazzo, due gran pilastri con un grosso architrave sopra, coperto di panni di seta d’oro variopinti, in forma di portone, e dalle bande del corridoio lunghi teli di raso giallo e di damasco chermesino, e dentro, nell’uffizio, un fornimento di tela d’oro pieno di cordelle d’argento con fregi lavorati d’argento e d’oro. Avea coperto poi la tavola delle argenterie con tabì d’oro, tutto disegnato ed orlato all’interno di tabì d’argento, pieno di fogliami di seta verde e d’oro.
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